Lo stile anni ’20, le flapper girls e l’intervista al bar manager Flavio Angiolillo

I ruggenti e sfavillanti anni 20 ci sono stati raccontati più volte dal cinema e dalla letteratura; chi di noi non è rimasto affascinato, per non dire incantato, da “Il Grande Gatsby”, “Cafè Society” e dai racconti di party da sogno, location segrete e passione per il bello? Come non immedesimarsi nelle flapper girls, le ragazze indipendenti ed emancipate che vivevano a ritmo di jazz?

Mentre vi iscrivete a una lezione di charleston e scoprite “scandalosamente” le gambe con corti abiti difrange e paillettes, ispiratevi a questi outfit e non rinunciate a orecchini di cristalli, lunghe collane tintinnanti o chocker di piume, magari mentre sorseggiate un buon cocktail.

Abito lungo con dettagli in paillettes

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 Abito corto blu con dettagli in paillettes

Vestito con paillettes blu

Scarpe con tacco e cinturino alla caviglia

Scarpe con tacco e cinturino alla caviglia

 

 

Collana pendente oro

collana oro pendente

 

Per voi ometti abbiamo, invece, indagato sul lato più “oscuro e segreto” degli anni 20, quello del proibizionismo e del buon bere. Per questo abbiamo fatto qualche domanda a Flavio Angiolillo, bar manager e proprietario di Mag, 1930, #Backdoor43 e Casa Mia (Milano).

Dopotutto le bellissime Flapper girls venivano accompagnate in giro da gentleman, che conoscevano ogni speakeasy e angolo segreto della città e di certo non sceglievano a caso cosa e come bere.

Ecco cosa ci ha raccontato:

La difficoltà di reperire materie prime come ha influenzato l’evoluzione dei cocktail? Ne sono nati di nuovi in quel periodo?

In quel periodo i cocktail erano fatti con gli stessi prodotti visto che non era facile reperire tante varietà ed ecco perché le ricette di quel periodo spesso si assomigliano. Dunque la gente si reinventava producendo direttamente suoi prodotti. Alcool che era fatto in casa e spesso di bassa qualità.

Le materie prime potevano anche non essere eccellenti. Dal punto di vista qualitativo erano cocktail rudi?

In quel periodo fare un invecchiamento in America non era cosi facile ma soprattutto non c’era tempo. Dunque certi prodotti più raffinati dovevano arrivare dall’Europa: costosi, rischiosi e non facili da ricevere.

Pensi che il gusto del proibito portasse la gente a cercare di bere meglio o al contrario di accontentarsi?

A mio parere, tante vecchie ricette del passato, che rifacciamo oggi, sono deliziose e si avvicinano molto di piu al mio gusto rispetto ai cocktail dagli anni ’70 in poi. Però nessuno di quel periodo è ancora vivo per testimoniarci come i cocktail erano fatti (sto parlando di un punto di vista tecnico), dunque il dubbio sulla tua domanda rimarrà sempre.

Cosa manca nei clienti moderni rispetto al dorato mondo degli anni ’20?

La voglia di scoprire e il gusto per la semplicità.

Che cocktail inventeresti se fossi un bartender degli anni ’20?

Un cocktail a base di vino.

Anna Dima

Anna Dima

Amante della moda di altri tempi e del ballo. Una sognatrice con la testa sulle spalle che scrive per trasmettere il suo piccolo mondo.

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